Saturday, October 30, 2010

Nascondersi dietro un dito

Oggi, come tutte le mattine, ho aperto la email e il server ha iniziato a scaricare la posta. Fortunatamente, l'università per la quale lavoro ha un filtro anti-spam che funziona particolarmente bene così che non ricevo email di pubblicità inutili. Da quando ho pubblicato, insieme ad Emanuele Bardone, il libro Uniti e diversi sotto il patrocinio  della Fondazione Italia-USA, ricevo delle comunicazioni da parte di questa organizzazione su eventi, novità e altro. La email ricevuta questa mattina mi ha lasciato “di stucco”, scriverebbe mio Nonno. L’inizio mi aveva incuriosito:
“Indipendentemente dalla coloritura politica (sia il centrosinistra che il centrodestra sono stati penalizzati in questo senso dalla profonda immaturità culturale e politica del palazzo) l'indicazione degli elettori è sempre apparsa come un qualcosa di ininfluente e secondario”.
A scrivere è Mr Ghirlanda, parlamentare italiano (che ha perso una virgola prima di “l’indicazione”) e presidente della Fondazione Italia-USA. Il pezzo dal titolo “L’indicazione degli elettori? Ininfluente e secondaria” è apparto online, nel sito http://www.affaritaliani.it/politica/sistema_elettorale291010.html. L’occasione è quella di paragonare alcuni aspetti del sistema italiano a quello degli Stati Uniti.
Dalla frase riportata sopra non appare, tuttavia, chiaramente quali siano i contenuti del pezzo. A cosa ci si riferisce con le parole “indicazione degli elettori”? Si tratta del voto, ovviamente. La immaturità politica e culturale di cui sopra è da riferire al fatto che gli uomini politici non rispettano il mandato degli elettori, rendendo il voto (indicazione) ininfluente e secondario. Ora, a che proposito si scrive questo? Ecco cosa scrive Mr Ghirlanda:
“Un'anomalia tutta italiana, questa che non si limita alla legittimazione del primo ministro, ma coinvolge ormai significative componenti dello stesso Parlamento al di là degli schieramenti. Anche qui dimostrando una totale immaturità politico-culturale che porta il nostro Paese sempre più lontano dalle consolidate democrazie non solo anglosassoni, ma occidentali in generale. Qualcuno ha mai visto gruppi di decine di parlamentari eletti in uno schieramento del Bundestag tedesco o della Camera dei Comuni inglese passare in massa, ad esempio, dallo schieramento laburista a quello conservatore? O addirittura creare nuovi partitini abbandonando lo schieramento che ha garantito loro il seggio?”
La risposta è no, nella norma il “salto della quaglia” è un fenomeno nostrano. E tuttavia, abbiamo assistito molte volte a questi eventi, sia nel corso della prima che della seconda repubblica. Un altro passaggio dell’articolo può essere d’aiuto:
“[N]essun membro della Camera dei Rappresentanti o del Senato degli Stati Uniti si è sognato di cambiare casacca, consapevole che tale comportamento avrebbe segnato la sua fine politica, attraendo verso di sé il disprezzo dei suoi elettori e dell'opinione pubblica più in generale.”
Dunque, Mr Ghirlanda è giustamente preoccupato da quanto accade nel parlamento italiano e dal fatto che alcuni parlamentari possano cambiare schieramento o la propria “lealtà” nei confronti del governo. Come mai questo può avvenire in Italia?
Due considerazioni. La prima è che la classe politica rappresenta i cittadini. Intendo con questo affermare che la classe politica è specchio della società e cultura italiana. Il fatto che il “salto” non sia punito dagli elettori alla successiva tornata elettorale, fa cadere l’ipotesi che l'immaturità sia da imputare a politici e classe politica in generale. Il voto è, in ultima istanza, il meccanismo di controllo e “punizione” del cambio di casacca dei parlamentari e dei giochi cosiddetti “di palazzo”. Tuttavia, la punizione non si è mai verificata, se non nel brevissimo termine e con effetti trascurabili. Il Parlamento italiano è infatti popolato, per quanto riguarda i “notabili” di ciascuno degli schieramenti, dagli stessi individui da circa vent’anni. Il punto diventa: sono i cittadini che dovrebbero educare i politici o viceversa? Ha senso parlare di educazione o maturità in questo caso?
La seconda considerazione riguarda la particolare condizione che il paese attraversa attualmente. Volendo essere franchi e andare fino in fondo con i paragoni, è improbabile che negli Stati Uniti e in altre democrazie si verifichino fenomeni quali: 
  • legare le sorti di un governo all’approvazione di alcune leggi nel corso della legislatura; per esempio, pensate che Mr Obama si sarebbe dimesso nel caso la riforma della sanità non fosse passata? Negli USA il meccanismo di votare e “porre la fiducia” al governo in contemporanea non esistono; il Presidente è responsabile di fronte alla Costituzione e ai cittadini anche quando alcune leggi non sono approvate dai due rami del parlamento;

  • ammettere la candidatura a presidente del consiglio/repubblica di un individuo con numerosi e significativi interessi finanziari ed economici nel paese; in Italia manca una legge antitrust, capace di garantire il fatto che coloro i quali sono chiamati a governare e fare le leggi cadano nella tentazione di favorire i propri interessi personali (estesi ai familiari, ovviamente); chi entra in politica, negli Stati Uniti, deve dimostrare di non avere interessi personali e diretti con il substrato economico-finanziario e produttivo del paese; inoltre, la trasparenza nella raccolta e gestione dei fondi del partito è condizione fondamentale;

  • totale indifferenza per gli scandali e le vicende personali; la maggior parte dei governanti in paesi quali Germania, U.K., Danimarca, Svezia, U.S.A., e molti altri, si sarebbero dimessi dalla carica non appena indagati per uno qualunque dei reati imputati all’italianissimo Mr B. La ragione che porta alle dimissioni è semplice. In una democrazia ciò che conta più delle vicende personali dei singoli capi di partito/governo sono le sorti del paese e il bene comune. Solitamente, gli scandali e le vicende giudiziarie comportano una riduzione del supporto elettorale e aumentano il rischio che i voti si disperdano. Qualora il partito ritenesse che l’agenda politica fosse più importante della persona scelta per portarla avanti, le dimissioni (e l’allontanamento temporaneo dalla scena politica) sarebbero benvenute. Gli elettori solitamente premiano un partito in grado di fare chiarezza al proprio interno e di mettere il funzionamento della democrazia davanti alle vicende personali (Nixon ricorda qualcosa a qualcuno?);

  • indifferenza per le vicende personali e private del primo ministro o del presidente della repubblica; su questo punto, lo squallore italiano ha ormai raggiunto un livello che non è possibile commentare;

  • approvare leggi che garantiscano l’impunità a una o specifiche categorie di persone, che siano palesemente incostituzionali, o che abbiano xenofobia, discriminazione e razzismo quali criteri ispiratori;

  • espulsione dal partito per "reati" di opinione, come avvenuto fondamentalmente a Mr Fini e altri parlamentari della destra e, in circostanze e condizioni differenti, a Mr Grillo (nemmeno ammesso) e Mr Vendola, per la sinistra.

Mi fermo qua, penso sia sufficiente. Insomma, Mr Ghirlanda individua un punto probabilmente secondario, se confrontato con altri, ben più rilevanti. Inoltre, non sarei cosi interessato ai “tradimenti” (come nell'articolo citato sopra) dei parlamentari ma alla loro coscienza. Se fossi un elettore democratico e repubblicano della destra, per esempio, chiederei agli eletti un comportamento politico basato sul buon senso; pertanto, l’espressione del dissenso al governo, anche se parte della maggioranza, dovrebbe essere garantita, rispettata, promossa. 
Concludo con una frase che ho trovato in rete: chissà da dove arriva…
“Articolo 67. Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato.”

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