Eccomi qua a continuare quanto iniziato nel post precedente. Oggi cercherò di completare il quadro scrivendo degli effetti delle politiche economiche del governo di Mr B su (c) debito pubblico; (d) import/export, e (e) disoccupazione. Salvo non sia diversamente indicato, i dati sono quelli di Eurostat.
Il debito pubblico. Come ogni cittadino/a europeo/a ha imparato a conoscere, il limite per il debito pubblico di un paese che faccia parte dell’area Euro è il 60%. L’Italia ha un debito pubblico doppio rispetto a quel parametro. Cosa significa? Beh, a parte i problemi di stabilità per l’intera area, il dato mostra come le finanze pubbliche non abbiano saputo (nei ultimi quattro decenni) amministrare coscienziosamente le risorse a disposizione, spendendo più di quanto non avessero a disposizione. La riduzione della esposizione debitoria è fondamentale per lo Stato così come lo è per i singoli individui. Vorremo capire se e come Mr B abbia aiutato il debito a ridursi, al contrario, abbia contribuito ad una sua ulteriore crescita. Nel Supplemento al Bollettino Statistico No 44 del 2010, la Banca d’Italia pubblica il trend per il nostro paese. Il 2009 ha fatto registrare un +8.5% del debito rispetto al 2008; il dato è 115.8%, misurato come percentuale sul PIL. La variazione 2007-2008 è sempre positiva con un 2.5% circa. Si tratta di un trend comune a tutti i governi? Certo che no. Il governo di Mr P era riuscito a limitare la crescita del debito nel 2006 (+0.6%) e a ridurlo nel 2007 (–2.82%). Nel primo quinquennio, anche Mr B è riuscito, in media, a ridurre il debito di –0.62 punti percentuali sul PIL ma ha lavorato per incrementarlo. Nel 2001 e 2002 infatti l’Italia ha registrato un decremento, diventato poi un incremento del debito nel 2005. Il governo di Mr P degli anni pre-2000 aveva portato il debito a perdere circa il 2.5% ogni anno (con il 2000 anno record: –3.96%). Una buona abitudine abbandonata da Mr B. Volendo fare la media dei vari mandati, Mr B costa all’Italia una crescita del debito annuale di circa 1.2%. I governi di Mr P hanno invece lavorato nel senso opposto (–2.0%).
Import-Export. In molti pensano all’Italia come ad un paese che esporta i propri prodotti. I dati del World Trade Organization (2008) mostrano che il paese ha un deficit nella bilancia commerciale, vale a dire importa beni e servizi più che esportarli. Sia per quanto riguarda il commercio di beni (Import: $504.5 miliardi; export: $491.5 miliardi) che per quanto concerne quello dei servizi (Import: $118.3 miliardi; export: $110.5 miliardi), l’Italia ha invertito il proprio ruolo nel commercio internazionale. Il trend risulta stabile nell’ultimo decennio. E tuttavia, posto che (i) 8 anni su 10 hanno visto Mr B alla ribalta e che (ii) i dati pre-2000 mostravano numeri differenti, si potrebbe forse iniziare a parlare di responsabilità o, comunque, di carenza di supporto governativo alle esportazioni.
Disoccupazione. Il trend della disoccupazione in Italia mostra un calo ogni anno a partire dal 1997 (11.3%) al 2007 (6.1). Il dato per il 2009 è 7.8%—la mia fonte è Eurostat. Questo è un dato positivo e tuttavia molto discusso perché in molti sostengono che ci siano elementi che il numero “medio” non riesce a catturare. Mentre la distribuzione della disoccupazione per età e quella per titolo di studio è sempre stata una delle piaghe del paese, uno sguardo alla sua dispersione geografica è un dato sul quale ci si potrebbe soffermare. Il dato si avvicina allo zero quando la disoccupazione è simile in tutte le regioni; il dato per l’Italia è 16.3 (2007) ed è rimasto più o meno costante fin dal 1999 (17.4). In Francia lo stesso indice si attesta a 6.6 e in Germania è uguale a 4.8 (nel 2007). Non pare che ci sia la volontà, da parte dei governi succedutisi, di ridurre questa disparità che caratterizza il paese. Sicuramente il governo di Mr B non si è distino da chi lo ha preceduto.
Penso che il quadro che ho appena dipinto abbia tinte piuttosto fosche. Cosa ha portato Mr B all’economia del paese? Quali sono stati i vantaggi economici? In che modo la gestione aziendale di Mr B ha aiutato il paese a migliorare la propria collocazione internazionale?
Lascio ciascuno di voi rispondere a queste domande. Di sicuro, i dati mostrano che il paese è più povero, le disparità economico-sociali sembrano aumentate, il divario Nord-Sud cresce anziché diminuire, il debito pubblico cresce e il sistema delle imprese italiane ha perso il loro ruolo sullo scenario internazionale. E’ questo il suo miracolo? Grazie, Mr B.
Ciao Davide.
ReplyDeleteBenvenuto nel mondo dei blog.
Purtroppo il quadro che dipingi e` piuttosto fosco, sono davvero curioso di vedere cosa succedera` alle prossime elezioni.
A presto!
Wow, il mio primo commentatore!!
ReplyDeleteGrazie dedalus
P.S. Chi sara' mai 'sto dedalus... gia' sentito mi pare... :D