Saturday, July 6, 2019

La sinistra danese anti-immigrazione

La comune interpretazione che la stampa italiana (e non solo) ha dato del risultato delle elezioni in Danimarca non è accurata. La ragione è, probabilmente, superficialità, in quanto la Danimarca è un paese piccolo e, di solito, non viene coperto dalle news nazionali. Oppure, il motivo può essere quello di una carenza di pensiero critico, che si manifesta nella presa di informazioni dalle fonti, senza porsi problemi sulla interpretazione. Infine, la ragione potrebbe semplicemente essere la mancanza di prospettiva, derivata dal fatto che specifiche comparazioni tra trend storici sono accessibili solo a chi conosce la lingua danese.

Come descritto nel post precedente, il sistema politico danese si basa su due coalizioni, quella della sinistra, il blocco rosso (rød blok), e quella dei conservatori, il blocco blu (blå blok). All'esterno di queste due coalizioni, vi sono i partiti dell'estrema destra e dell'estrema sinistra.

È ormai noto che le sinistre hanno vinto le elezioni, spodestando il gabinetto precedente che governava con l'infausto sostegno dell'estrema destra. Secondo la versione dei fatti maggiormente in auge, il partito di maggioranza relativa di sinistra, chiamato Socialdemokratiet,  avrebbe vinto le elezioni grazie ad una politica molto dura sull'immigrazione. In molti hanno paragonato le loro posizioni a quelle della destra estrema.

Capisco che la retorica di destra voglia fortemente che questa interpretazione sia quella corretta, in modo da dimostrare come la maggioranza dell'opinione pubblica abbia ormai interiorizzato la loro retorica di criminalizzazione dell'immigrato. Chiaramente, questa posizione sarebbe ancora più solida qualora anche gli elettori di sinistra — tradizionalmente più inclusivi, quando si parla di diversità — sembrassero convenire che il problema richieda misure drastiche. Niente di più sbagliato, almeno nel  caso delle elezioni danesi.

Sebbene sia purtroppo corretto riscontrare che Socialdemokratiet abbia sostenuto una visione radicale sull'immigrazione, non è affatto vero che questo fattore abbia contribuito alla loro vittoria. Al contrario, la percentuale di voti è calata di uno 0,4% rispetto alle elezioni precedenti, attestandosi al 25,9%. Il numero di parlamentari è invece salito di uno, come dimostra il grafico qua sotto, in virtù dei rapporti con gli altri partiti.

Fonte: https://www.dr.dk/nyheder/politik/resultater/folketingsvalg
Come mostrato nella parte in basso dello stesso grafico, il partito più duro in assoluto sul fronte dell'immigrazione, il partito di estrema destra Dansk Folkeparti (O), ha visto la propria presenza in parlamento drasticamente ridotta, con un calo del 12,4%, equivalente a 21 parlamentari in meno, rispetto alle elezioni del 2015.

In altre parole, la coalizione di sinistra ha potuto vincere per via del successo dei due partiti del blocco che si posizionano alla sinistra di Socialdemokratiet. Come possibile osservare sempre nello stesso grafico, Radikale Ventre (B) e Socialistisk Folkeparti (SF) hanno aumentato il numero di parlamentari di ben 8 e 7, rispettivamente.

Dunque, ricapitolando, il partito di sinistra con una politica dura sull'immigrazione è anche quello più grosso nella coalizione rossa. Di solito, questo partito ha sempre riportato delle percentuali abbastanza simili nelle varie tornate elettorali nazionali. I due partiti della sinistra radicale e socialista — entrambe più tradizionalmente legate agli ideali di integrazione e tutela della diversità e dunque pro-immigrazione — hanno riscosso un significativo successo e garantito il successo della coalizione. Ergo, la linea dura sull'immigrazione non ha portato voti alla sinistra.

[Il post è chiuso e, tuttavia, vorrei segnalare che la destra moderata si è radicalizzata in Danimarca, con effetti devastanti per quanto riguarda il dibattito politico. Il partito di maggioranza relativa del blocco blu, Venstre, ha di fatto preso i voti di una larga parte dell'elettorato di quella destra estrema che ha perso le elezioni. Dunque, gli entusiasti di una linea dura sull'immigrazione esistono, ma non si trovano a sinistra!]

2 comments:

  1. Molto interessanti questi post sulla politica Danese. La politica dei paesi piccoli ha un feel diverso, vero?

    Qui in Irlanda per il momento sembra che si sia abbastanza resistenti alle derive xenofobe e i due partiti grossi di centro-destra e centro-sinistra sono quasi indistinguibili. Per darti un idea, la destra e` al governo e il primo ministro e un figlio di immigrati, gay, che si e` schierato molto apertamente in favore della legalizzazione dell'aborto.

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    1. Grazie molte per il commento, Enrico! Hai ragione, le dinamiche politiche degli stati piccoli sono molto diverse da quelle alle quali un italiano o un tedesco sono abituati. Direi che assomigliano più alle dinamiche di una regione italiana, per esempio. Ovviamente le ripercussioni sono del tutto diverse, ma vi è una maggiore omogeneità territoriale e scarsa attenzione alle diversità.

      In generale, la differenza è che il politico dello stato piccolo deve comunque pretendere di avere un importante ruolo internazionale. Nella realtà dei fatti, questo è sempre meno vero per i grandi stati europei, figuriamoci degli stati mignon come la Danimarca o l'Irlanda!

      Su alcuni temi, probabilmente, vi è una maggiore attenzione della comunità internazionale. Ma si tratta di questioni contingenti, come il confine Nord dell'Irlanda o il ponte che collegherà l'isola di Copenaghen (strano scrivere all'italiana, con la 'h' spostata!) con la Germania.

      Almeno in Irlanda, come scrivi, non vi sono grossi problemi con la destra xenofoba e razzista. Non mi sembra un vantaggio da poco anche se, tradizionalmente, mi pare che il lato reazionario sia stato di appannaggio della chiesa cattolica. I segnali di cui scrivi fanno davvero ben sperare.

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