Qualche settimana fa si sono tenute in Danimarca le elezioni politiche nazionali. Per via di una stortura nelle varie legislazioni europee, i residenti non-danesi non possono votare. E dunque, uno si trova nell'assurda condizione di pagare le tasse nel paese di residenza ma non avere alcun diritto di influenzare il modo in cui queste vengono investite e redistribuite.
Sebbene ci sarebbe molto da dire su questa stortura, figlia di una concezione basata essenzialmente sul primato etnico nazionale invece che su di un principio democratico e di equità, vorrei invece presentare la mia dichiarazione di voto: Se avessi avuto il diritto di poter esprimere la preferenza, per chi avrei votato?
Il sistema partitocratico danese presenta essenzialmente due blocchi, quello rosso e quello blu. Il primo (quello rosso) raggruppa partiti tradizionalmente legati alle varie correnti della sinistra mentre il secondo (quello blu) individua i partiti popolari e conservatori neo-liberisti. Al di fuori di questi due blocchi, si collocano i partiti dell'estrema destra neo-fascista, come il Dansk Folkeparti, equivalente alla Lega italiana, il Nye Borgerlige, un partito anti-EU, e lo xenofobo e anti-islam Stram Kurs.
Il governo uscente del blocco blu presentava una maggioranza zoppa, vale a dire che la coalizione non aveva una maggioranza parlamentare ma si reggeva sul supporto "esterno" del partito neo-fascista Dansk Folkeparti. Nel sistema danese il partito che ottiene la maggioranza dei voti nella coalizione (il blocco) esprime il primo ministro. Tramite accordi con i partiti di minoranza appartenenti alla stessa coalizione di governo, il blocco esprime i vari ministri.
Fin dall'inizio del 2019, sembrava chiaro che il governo uscente non sarebbe riuscito a rinnovare il mandato. In queste circostanze, la leadership del partito di maggioranza relativa del blocco rosso, Socialdemokratiet, avrebbe ricevuto l'incarico di formare il nuovo governo. Per ragioni sicuramente discutibili ma dirette ad attrarre parte dell'elettorato di destra, Socialdemokratiet aveva iniziato da tempo una trasformazione dei propri principi fondatori, arrivando persino ad avere posizioni molto critiche sull'immigrazione — posizioni simili a quelle del partito neo-fascista Dansk Folkeparti, pertanto inaccettabili da chiunque abbia un minimo di umanità. Il problema, dunque, per un elettore di sinistra diventava quello di trovare il modo di limitare la deriva di un governo diretto da Socialdemokatiet. Le opzioni che si presentavano erano sostanzialmente due: la sinistra radicale, Radikale Venstre, e i socialisti/verdi di Socialistisk Folkeparti.
Come ci si può immaginare, una volta escluso il partito di maggioranza, la scelta sarebbe dovuta essere quella di un partito capace di limitare la deriva destrorsa e spingere su posizioni di una sinistra progressista moderna. Queste si configurano nei principi di equità, solidarietà, sussidiarietà, sostenibilità e internazionalismo. Tra i partiti del blocco, solo Socialistisk Folkeparti sembra rispettare la maggioranza di questi principi.
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