Non riesco a commentare la tragedia che ha investito il Giappone. Ognuno di noi è chiamato a riflettere su quanto accaduto e non ci sono parole per descrivere quel che si prova nel leggere gli articoli e, soprattutto, nel vedere la devastante e imprevedibile forza della natura.
Esiste tuttavia qualcosa su cui è d’obbligo fare qualche considerazione. In questi giorni, in queste ore, tutto il mondo trattiene il fiato nella speranza che la centrale nucleare di Fukushima non ceda definitivamente. Ho trovato l’intervista a Carlo Rubbia, andata in onda nel TG3 del 16 marzo 2011 particolarmente condivisibile.
Per sintetizzare, scrivo due implicazioni: (1) nel caso in cui una centrale nucleare vada incontro a problemi, alcuni dei quali non sono prevedibili qualunque sia la generazione della centrale, il costo sarebbe inestimabile in termini di vite umane interrotte o deteriorate; (2) l’idea che uno Stato precario e disorganizzato come l’Italia possa investire nel nucleare far rabbrividire i nostri vicini europei, se non gli italiani stessi.
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