Saturday, September 10, 2011

Event Finance

In un articolo pubblicato nel 2009 sul Journal of Business Ethics, Jay J. Janney, Greg Dess, and Victor Forlani mostrano come un evento particolare nella vita di 175 multinazionali abbia ripercussioni sul prezzo di mercato delle rispettive azioni. L’evento in questione è entrare a far parte di una iniziativa delle Nazioni Unite, nota come Global Compact (UNGC). Sottoscrivere l’accordo significa manifestare un interesse verso una economia sostenibile attraverso l’applicazione, in azienda, di 10 principii tra i quali vi sono diritti dei lavoratori, diritti umani, ecologia e corruzione. Per mantenere la sottoscrizione attiva, la compagnia deve pubblicare un rapporto annuale nel quale indicare i passi fatti verso l’implementazione o il miglioramento dei 10 principii. Ora, lo studio in questione mostra come vi siano delle reazioni positive, rappresentate da un apprezzamento delle azioni, che fanno seguito alla comunicazione pubblica di sottoscrizione del UNGC da parte dell’azienda.

Non è la prima volta che mi capita di leggere di studi rivolti a cercare un collegamento tra particolari eventi con l'andamento dei prezzi di mercato. Si tratta di una pratica comune per chi studia gli andamenti di mercato e non semplice, posto che la variazione del prezzo ha, di norma, numerose componenti. Tuttavia, e nonostante l’esempio, la mia domanda è sulla seguente proporzione: così come il prezzo delle azioni può essere legato agli eventi dell’azienda che rappresenta, è possibile che l’andamento di un mercato (dell’indice di borsa) sia legato ad eventi particolari che riguardano lo Stato? La risposta sembra essere positiva e, in questo caso, forse più evidente. 

Non è mia intenzione quella di presentare dati e commentare il ruolo di certe scelte politiche. Ho solo la pretesa di indicare che i movimenti negativi del mercato sono una reazione alle misure del governo italiano di fronte alla crisi del paese. Gli operatori di mercato hanno comunicato ripetutamente non tanto quanto la manovra sia inadeguata, questo è evidente, piuttosto, a me pare che la comunicazione sia più del tipo “siete degli incompetenti!” E vorrei andare oltre. 

Mi sembra che questi ultimi eventi assumano una natura paradossale. I governi di Mr B hanno ridotto drasticamente gli investimenti (già piuttosto scarsi) in cultura, educazione, ricerca. Non solo, il governo e i suoi ministri si sono prodigati nel continuo tentativo di sminuire e ridicolizzare tutto ciò che fosse legato alla cultura e alla conoscenza, in generale (per esempio, ricorderete Mr Tremonti quando disse che "la gente non mangia di cultura" o qualcosa di simile). Ora, quale potrebbe essere una legge del contrappasso che “dia una lezione” ad un povero e inconsapevole folle che non attribuisce alcun peso alla conoscenza? Forse qualcosa che lo metta in condizione di rimpiangere di non avere proprio quella conoscenza che ha sempre disprezzato. E magari a fronte di un problema che deve essere risolto. Dunque eccoci alla “lezione” che i mercati nazionali e internazionali stanno dando a Mr B e i suoi sgherri. Non solo Mr B, ministri e sottosegretari non hanno idea di cosa fare ma non hanno nemmeno idea di chi si possa interpellare per una consulenza. Le università? Non direi. Mr Tremonti è un esempio lampante di quanto le università italiane sono in grado di produrre: idee vecchie e poche. Inoltre, i pochi luminari ancora presenti nelle università italiane non scenderebbero certo a compromessi con Mr B. L’analfabetismo del secolo scorso è stato debellato, quello di questo secolo è al governo!

Il problema? Che la “lezione” sarà inflitta non solo ai poveri inconsapevoli che governano il paese e a quelli che li hanno votati ma anche, ahimè, a quelli che di questo “circolo dell’ignoranza” non fanno parte. 

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