Friday, May 27, 2016
La mia destra è meno destra della tua
L'altro giorno mi sono imbattuto in questa immagine. Apparentemente il partito di estrema destra danese (DF, Dansk Folkepartis) ha tappezzato la città con manifesti simili a questo. La scritta recita "La nostra Danimarca – abbiamo così tanto che dobbiamo stare attenti" (o qualcosa del genere).
I danesi sottovalutano il DF e pensano che sia meno fascista degli altri partiti di estrema destra che circolano in Europa al momento. All'inizio ho pensato fosse una tendenza danese; le persone sono, in media, molto cortesi e pensare a DF come qualcosa di "meno estremo" di quello che è in realtà fosse un modo per essere cortesi verso di loro. Come quando un collega ti fa un torto e tu non glielo fai notare per quieto vivere. In verità, lo stesso fenomeno è presente anche in Italia o in Gran Bretagna. Anche gli italiani — in specie quelli del Nord — hanno sempre sottovalutato la Lega e pensato fosse "meno estrema" di partiti simili in Austria o Francia. Idem per gli inglesi che considerano UKIP (il partito indipendentista) un fenomeno tutto sommato accettabile, nonostante i toni apertamente razzisti à la Lega.
Penso sia il caso che i danesi si sveglino dal torpore: DF è un partito di estrema destra. Quel che colpisce del manifesto non è la scritta per se, con il messaggio diretto agli immigrati. La fotografia è particolarmente indicativa del target del loro elettorato, cioè 'working class,' e 'average low-income family'. Per chiunque abbia passeggiato per Copenhagen o per la maggior parte delle periferie e cittadine danesi, il messaggio è particolarmente divisivo perché la varietà di etnie e culture è davvero evidente. Ma questo è il gioco, e cioè creare un senso di esclusività e di possesso unito alla potenziale sensazione di deprivazione di questi possedimenti esclusivi. È come se il manifesto parlasse: "Attenzione, la 'danesità' è a rischio! 'Noi' (le famiglie come quella nella foto) siamo assediati e dobbiamo difenderci!"
Come molti cercano di indicare, da un lato, non pare ci siano particolari problemi di convivenza tra le diverse etnie e culture presenti in Danimarca. Dall'altro lato, il paese — come molti altri in Europa — dipende dall'immigrazione per garantire funzionamento all'economia e agli equilibri sociali (per esempio le pensioni). Questo è accentuato in Danimarca per via del fatto che il paese è piccolo e abbisogna di un numero adeguato di lavoratori che paghino il loro 40%-60% di tasse. E questi sono argomenti che fanno appello alla logica e all'utilitarismo. Il problema vero è che il messaggio è insensato da una prospettiva più fondamentale, quella dei diritti. Infatti, il manifesto è apertamente razzista al punto che persino il cane è stato scelto di un colore adeguato ad un paese scandinavo! È tollerabile un partito con proclami apertamente razzisti nell'Europa del XXI Secolo?
Scrivo della Danimarca ma, in realtà, ho in mente quanto accade in tutta Europa. Abbiamo appena scampato il rischio che un pericoloso fascista fosse eletto come presidente austriaco. Non mi piace lanciare degli ammonimenti ma il referendum britannico sull'Unione Europea rischia di gettare l'intero continente in una seconda crisi. E questa volta la situazione potrebbe essere drammatica, al punto da provocare una rinascita del 'fascismo governativo' (intendo che potremmo avere governi di estrema estrema in paesi europei con un certo peso economico e politico). I partiti di estrema destra non sono da sottovalutare perché hanno un'attrattiva sui ceti sociali più deboli. Caratterizzare certi partiti — ad esempio DF — come 'non proprio fascisti' determina nei cittadini la convinzione che, tutto sommato, le loro posizioni sono legittimamente accettabili. E questo sta già accadendo in tutto il Continente. Dobbiamo davvero aspettare che il razzismo e la chiusura geografico-economica diventi legge dello Stato per iniziare a preoccuparci?
Fine.
P.S. Uso 'fascista' come sinonimo di 'estrema destra' anche perché, in Europa, non mi pare ci siano le circostanze per differenziazioni di sorta. Inoltre, il 'fascismo' o l'essere 'fascista' non significa aver vissuto il ventennio italiano ma sposare una particolare ispirazione per l'organizzazione dello Stato e della vita sociale in genere. Penso sia l'ora di gettare qualunque sorta di 'purismo' pseudo-intellettuale e chiamare le cose per quel che sono.
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