L’altra sera ho visto il film del regista danese Anders Rønnow Klarlund, dal titolo Hvordan vi slipper af med de andre (trad. “come liberarsi degli altri”). Ambientato in una Danimarca contemporanea (o dell’imminente futuro), il film racconta la storia della soluzione adottata dal parlamento danese per fare fronte alla crisi del welfare state. Le statistiche nazionali mostrano che il 20% della popolazione usufruisce del 60% dei programmi di assistenza. In periodi di crisi economica, questo può rivelarsi un grave problema, come abbiamo tutti imparato a riconoscere. La soluzione? Creare dei campi di concentramento per eliminare tutti coloro i quali abbiano vissuto alle spalle della società (nel film si tratta di alcolisti, falliti, disabili, etc.).
C’è una strana sensazione di incredulità che prende durante la visione, nonostante il film sia girato con poche iperboli grottesche. Man mano che seguivo le vicende dei personaggi principali, nella mia mente si faceva sempre più chiara una analogia. Cosa sconvolge quando si pensa all’adozione di una “soluzione” così drammatica e drastica? Beh, si potrebbe dire, molte cose. In primo luogo, la mancanza assoluta di rispetto per la vita umana. In secondo luogo la sofferenza delle persone, la brutalità dei mezzi, lo stato di polizia, e altri simili aspetti fondamentali. Ma non è tutto qua. Questi, è vero, sono aspetti fondamentali ma probabilmente lontani dalla realtà per molti Stati occidentali. E, paradossalmente, il film presenta una idea che potrebbe praticamente essere adottata. Il paradosso consiste appunto nell’immaginare quali sarebbero le conseguenze, sul piano internazionale soprattutto, per uno stato europeo che introducesse campi di sterminio come parte della politica di “risanamento” dei conti pubblici. Uno dei punti di forza del film è appunto questa sottile oscillazione tra realismo e paradosso. Sebbene interessante, questa non è l’analogia di cui ho scritto sopra.
Ciò che mi ha colpito è invece il parallelo i partiti estremisti (e.g., Lega Nord). Se ci si pensa, la “soluzione” non è affatto tale. Al contrario, il problema delle risorse da distribuire in uno Stato costituisce uno dei problemi principali, soprattutto per garantire il futuro e l’agio delle generazioni future. La “soluzione” è un rifiuto di affrontare il problema e, come tale, non risolve nulla. Semplicemente aiuta ad evitare di pensarci. In parallelo, quale è la soluzione proposta da partiti europei come la Lega Nord di fronte alla distribuzione delle risorse in Italia? Secessione. Ecco l’analogia. Quando non si hanno idee o strumenti intellettuali di altro genere per affrontare i problemi, la “soluzione” è amputare, tagliare, condannare, dimenticare o, per usare le parole del film, liberarsi degli altri.
Ci sono mille ragioni per condannare le politiche leghiste ma a me pare che questa analogia aiuti a mettere in evidenza (a) la pochezza intellettuale dei promotori, (b) l’illusorietà di talune “soluzioni” e (c) la pericolosità di modi e mezzi.
Speriamo che la realtà italiana non superi il grottesco e il paradosso di questo film surreale.
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