Saturday, January 22, 2011

Gli intoccabili

Il punto discusso nel post precedente sulle "toghe rosse" necessita di essere esteso ulteriormente. Esiste un secondo argomento usato dai più per giustificare il fatto che Mr B non partecipi ai processi: E' quello di estendere una sorta di immunità alle più alte cariche dello Stato. Il motivo addotto è quello secondo cui i politici con incarichi particolarmente importanti (e.g., Presidente del Consiglio, Ministri della Repubblica, etc.) possano svolgere il proprio lavoro indisturbati. Anche in questo caso, l’assunto principale è quello che ci debba essere una “protezione” da parte di processi ingiusti e/o processi “politici” intentati da magistrati con colore politico diverso da coloro i quali ricoprono le cariche suddette.
Cerco di articolare un pensiero solo a questo riguardo. Il presente post è una continuazione di quanto scritto in quello precedente.
Immunità. Quale è il motivo per cui una qualunque immunità (parziale o totale) non ha alcun senso in uno Stato democratico? Per quale ragione una delle alte cariche dello Stato dovrebbe essere esonerato dal recarsi in un’aula di tribunale? Per quale motivo un Ministro della Repubblica, per esempio, dovrebbe essere considerato super partes e non alla stregua di un normale cittadino, qualora siano riscontrati reati compiuti al di fuori dell’esercizio delle proprie funzioni? La risposta a queste domande pare piuttosto semplice, se si segue la seguente argomentazione. 
Le costituzioni degli Stati democratici prevedono di solito dei contrappesi e bilanciamenti perché… il popolo può sbagliare! Ebbene sì, il voto popolare non implica che chiunque salga al potere sia adatto a governare. Non sempre il popolo è in grado di fare delle scelte consapevoli o accorte. Ci sono dei casi in cui le persone elette si dimostrano indegne del proprio incarico e, per questa ragione, vengono invitate a dimettersi. Nel dibattito per la ratifica della Costituzione americana, per esempio, si metteva in evidenza come la carta avrebbe dovuto funzionare a prescindere dalla persona che sarebbe andata a coprire l’incarico più alto, quello di Presidente dell’Unione. La carta è stata studiata in modo da garantire che la democrazia funzioni in difesa dei cittadini nel caso in cui il Presidente si riveli inadeguato, inadatto, corrotto, o altro (per approfondimenti, si veda Secchi & Bardone, 2009. Uniti e diversi). Talvolta non si tratta nemmeno di norme scritte nella carta costituzionale ma di regole di comportamento e di decenza non scritte ma più stringenti di quelle scritte. 
Questa semplice ragione—cioè che il popolo può sbagliare—vale a svuotare di significato quanto affermato spesso da Mr B e dai suoi mercenari. Il fatto che ci siano dei cittadini che ancora sostengano il governo non significa che qualunque comportamento sia lecito per un Presidente del Consiglio, un Ministro o un sottosegretario. E non significa nemmeno che coloro i quali ricoprono le più alte cariche dello Stato possano commettere qualunque tipo di nefandezza rimanendo “intoccabili.” Di cosa parliamo? A me pare che avere una categoria di “intoccabili” equivalga a introdurre una pseudo-dittatura. Quando ci sono degli intoccabili, il rischio di comportamenti illeciti aumenta anziché diminuire. Per quale ragione ci si dovrebbe porre dei limiti quando non si è sottoposti alla legge? Al contrario, proprio coloro che hanno grandi responsabilità necessitano di significativi limiti e controlli sul loro operato. Su questa linea si potrebbe aggiungere che tutti gli incarichi pubblici, proprio per la loro natura di “servizio” alla cittadinanza e per l’utilizzo di risorse pubbliche, debbano essere sottoposti più dei normali cittadini a uno scrutinio attento sul proprio operato.
Insomma, comunque la si ponga, la questione è chiara: l’immunità porterebbe l’Italia a fare un ulteriore passo verso un autoritarismo che sembrava essere stato abbandonato tempo fa.
Come spero di aver mostrato, l’argomento sulle toghe rosse (post precedente) e questo sull’immunità lasciano intendere che le ragioni per le quali Mr B cerca di evitare i processi costituiscono delle gravi violazioni dei più elementari principi democratici e della convivenza civile. 
Spero solo che quei cittadini che non hanno mai voluto vedere inizino a togliere quel prosciutto che hanno sugli occhi… è ammuffito ormai!!

Socrate

In questi giorni tutti i quotidiani riprendono, riportano, commentano, interpretano le intercettazioni telefoniche relative ad uno scandalo senza precedenti che coinvolge Mr B. Le indagini riguardano reati quali concussione, favoreggiamento della prostituzione, e prostituzione minorile. Chiaramente, l’attenzione suscitata dallo scandalo dipende da considerazioni morali, oltre che di opportunità politica, ma non si tratta delle accuse più gravi che sono state mosse al Presidente del Consiglio italiano. Se non sbaglio, ci sono state, in passato, accuse che variavano dalla corruzione ai contatti con la mafia.
Nonostante il numero dei reati imputati, non è nell’interesse di questo post quello di descrivere i reati, fare elenchi, o cercare di stabilire quali siano quelli più gravi. Ci sono due argomenti che vengono spesso rispolverati in relazione ai processi e/o alle accuse infamanti. Il primo è quello della magistratura corrotta e “comunista”; si tratta della celebre (ed efficace, dovrei aggiungere, posto che è rimasta in testa a tutti) caratterizzazione di alcuni magistrati come “toghe rosse”. Il secondo, connesso al primo, è quello della immunità di alcune tra le più alte cariche dello Stato. Questo post è dedicato al primo.
Toghe rosse. Una prima considerazione va fatta in generale sulla magistratura italiana. Ammesso che ogni generalizzazione è per definizione errata se non si vuole cadere nel populismo o, peggio, nel “leghismo”, bisogna riconoscere che i magistrati fanno parte del sistema Italia. Cosa voglio dire? Beh, se è vero che il paese mostra in tutte le istituzioni e professioni segni rilevanti di corruzione, decadenza e incompetenza, non si può immaginare che la magistratura sia esente da questi mali. Scrivo questo per sgombrare il campo da chi pretende (o lascia intendere) che la magistratura “pura”, per così dire. Al contrario, si tratta pur sempre di un’istituzione che opera in un paese in decadenza. 
Tuttavia, quanto sembra sospetto nell’argomentazione di Mr B e dei suoi servitori sulle presunte toghe rosse è che queste siano prevalenti. Possibile che tutti i procedimenti intentati a Mr B siano dettati da errori o da uno spirito politico? Quale è la probabilità che tutti i processi a Mr B siano basati su questioni infondate? Anche ammettendo una certa percentuale di magistrati “rossi”, non si capisce come le diverse procure e i molti magistrati che si sono occupati di Mr B possano essere tutti quanti “rossi”. Statisticamente, quanto sostenuto da Mr B sembra piuttosto improbabile, visto l’elevato numero di procedimenti a carico del nostro (no, no, scusate… vostro, io mi tengo volentieri Mr Obama!). Pertanto, esibire una opinione costante che non sappia distinguere tra processo e processo indica ai cittadini che l’argomento usato è difensivo più che la denuncia di un abuso. Insomma, non ci sono scuse sufficienti e argomenti sufficientemente articolati da consentire a Mr B di essere credibile su questo punto.
Ma ragioniamo per assurdo e diamo credito a quanto sostenuto da Mr B e i suoi. Ammettiamo che tutti i processi siano politici, che tutte le toghe siano effettivamente rosse, che i processi abbiano una componente che prescinde da prove, misfatti e altro, che l’unico motivo sia quello di eliminare un personaggio scomodo dalla scena politica italiana. Ecco, se questo fosse il quadro come cambierebbe la posizione di Mr B? Dovrebbe, in quel caso, essere esonerato dalle procedure in corso? La risposta è negativa e la ragione è semplice.
La propensione a voler evitare i processi dimostra (a) disprezzo della democrazia, oppure (b) ignoranza rispetto ai fondamenti delle regole della convivenza civile, oppure (c) un mix dei due punti precedenti. Non esiste motivazione che consenta a chiunque di giustificare la propria estraneità a partecipare a processi intentati a proprio carico per dirimere controversie e/o per accertare fatti ed eventuali reati. L’assenza di queste procedure è il celeberrimo e hobbesiano “stato di natura” o la guerra di tutti contro tutti. Chi dovrebbe giudicare, in un paese civile, se non le istituzioni preposte? Quando si accetta di vivere in uno Stato ne si accettano anche le istituzioni, per quanto imperfette possano essere. E’ la base del vivere civile. Evitare di sottoporsi ai dettami della convivenza civile mostra un disprezzo per la stessa o, forse peggio, una mancanza di coscienza di quanto importante sia il rispetto delle istituzioni. In sintesi, quando Mr B cerca di delegittimare la magistratura non fa altro che mostrare il suo lato più temibile: il disprezzo per la democrazia. Non importa quanto ingiusti i processi e le cause intentate a suo carico siano, un uomo democratico e civile si sottopone al rispetto delle regole. Questo può avvenire suo malgrado e con la denuncia che quanto avviene è profondamente scorretto. Ciononostante il cittadino/a civile e democratico/a accetta il proprio destino. Questo fa un uomo o una donna degna di appartenere a una democrazia e di ottenere il rispetto e l’approvazione di tutte le persone civili.